NOAC (Nuovi Anticoagulanti Orali) e AVK (Inibitori della vitamina K) nella fibrillazione atriale. Un amore possibile nella terra di Giulietta e Romeo

Sono passati più di cinquant'anni da quando la scoperta del dicumarolo ha introdotto in clinica la terapia anticoagulante con gli inibitori della vitamina K (AVK), che ha trovato applicazioni cliniche crescenti in numerose patologie e contribuito a ridurre gli eventi tromboembolici e salvare molte vite. Dalla scoperta dei nuovi anticoagulanti orali (NOAC) e dai primi trials clinici di confronto su ampie popolazioni tra essi e gli AVK (inibitori della vitamina K) abbiamo compreso che nulla sarebbe più stato come prima. Da un lato abbiamo verificato i vantaggi clinici e soprattutto pratici per i pazienti dei NOAC (nuovi anticoagulanti orali), ma dall'altro abbiamo anche dovuto "fare i conti" con il loro costo e con le limitazioni alla rimborsabilità e ci siamo accorti che forse non avevamo sempre usato gli AVK (inibitori della vitamina K) nel modo ottimale, anche sotto il profilo organizzativo. Con più opzioni terapeutiche a disposizione, attraverso sistemi sanitari più organizzati e un più efficiente uso della tecnologia abbiamo oggi la possibilità di curare meglio e con meno disagi i nostri pazienti pur tenendo conto della sostenibilità economica e cercando di far arrivare il farmaco giusto laddove è davvero necessario, perchè il messaggio degli studi clinici randomizzati possa essere tradotto in un miglior trattamento dei pazienti a rischio tromboembolico. Scopo della giornata è quello di mettere a confronto, con un taglio pratico, esperienze di professionisti che condivideranno conoscenze, culture, punti di vista e diversi approcci economici e di trattamento alla luce dei trial, degli studi nel post-marketing, dei PDTA (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) delle singole realtà sanitarie o delle regioni.